lunedì 10 giugno 2013

Incipit


Un giorno

Un giorno, cercando forse di me, frugando in questi anni accoltellati e in questa polvere nostra cruenta, scoprirai una parola, un’immagine da tempo sepolta in un cassetto oppure vedrai l’orma del gomito su un tavolo dato per perso.
Mi rivedrai davanti a te, curioso di somiglianze, osserverai quella ruga imprevista. E se sei troppo buono avrò una cornice, un angolo incauto, e m’apparterò a spiarti.
Sennò ti balzerò in petto, qualche volta, per la strada d’inverno e misteriosamente sentirai come si scioglie sempre una neve nell’uomo, come un fiore si rigenera da un inverno all’altro, imprevedibile.
Un giorno, camminando smemorato e chissà quale delizia di maggio tenendo per mano, ti scoprirai un uomo con anni da gettare in avanti: allora, sentimi, non cercare gli esempi alle tue spalle, ma affonda nel tuo mondo in giovani facce d’oro, e da lì parti.
Tu veramente dovrai non sapere cos’è stato, come noi si scartò sempre, cavalli inveleniti su una scacchiera di fiamma.
Tu avrai un sorriso e una parola sola, camminerai nell’erba, studierai le stelle andando con piede leggero oltre il cancro della nostra età.

Lettera scritta da Giovanni Arpino al figlio, prima di morire per un tumore il 10 dicembre 1987.